cultura gratuita?
sì, sicuramente dovrebbe essere così. la cultura nutre la mente, il cuore e il corpo – essendo noi un pezzo unico – al pari del cibo, dell'istruzione, dell'assistenza sanitaria dovrebbe quindi essere garantita a ogni essere umano.
se avessimo tutti un minimo garantito mi sentirei di sostenere la gratuità della cultura come punto fondante.
il punto è che in un mondo basato sull'economia (finanziaria, neanche reale) prestare a titolo gratuito la propria opera comporta sottovalutazione dell'opera stessa e per certi versi lo ritengo un messaggio sbagliato. la cultura costa. costa fatica e denaro. perché regalarla? perché il parrucchiere, il panettiere, l'idraulico, il muratore non prestano la loro opera gratuitamente? non è lavoro anche il nostro? o per qualcuno è un passatempo necessario? tutti ricchi di famiglia?
dal mio punto di vista, offrire al pubblico la possibilità di accedere gratuitamente agli eventi di un festival che si svolge in spazi concessi dal comune della città, non è una provocazione. il messaggio che arriva alla cittadinanza può essere frainteso e trasformarsi in un boomerang nei nostri confronti (le istituzioni concederanno sempre più spazi e meno contributi).
propongo quindi una forma di baratto.
noi offriamo la nostra opera, lo spettatore offra la propria oppure partecipi portando beni di prima necessità: cibo, vino, olio, benzina… anche noi mangiamo, beviamo e per raggiungere i luoghi del festival usiamo l'automobile.
paola bianchi
sì, sicuramente dovrebbe essere così. la cultura nutre la mente, il cuore e il corpo – essendo noi un pezzo unico – al pari del cibo, dell'istruzione, dell'assistenza sanitaria dovrebbe quindi essere garantita a ogni essere umano.
se avessimo tutti un minimo garantito mi sentirei di sostenere la gratuità della cultura come punto fondante.
il punto è che in un mondo basato sull'economia (finanziaria, neanche reale) prestare a titolo gratuito la propria opera comporta sottovalutazione dell'opera stessa e per certi versi lo ritengo un messaggio sbagliato. la cultura costa. costa fatica e denaro. perché regalarla? perché il parrucchiere, il panettiere, l'idraulico, il muratore non prestano la loro opera gratuitamente? non è lavoro anche il nostro? o per qualcuno è un passatempo necessario? tutti ricchi di famiglia?
dal mio punto di vista, offrire al pubblico la possibilità di accedere gratuitamente agli eventi di un festival che si svolge in spazi concessi dal comune della città, non è una provocazione. il messaggio che arriva alla cittadinanza può essere frainteso e trasformarsi in un boomerang nei nostri confronti (le istituzioni concederanno sempre più spazi e meno contributi).
propongo quindi una forma di baratto.
noi offriamo la nostra opera, lo spettatore offra la propria oppure partecipi portando beni di prima necessità: cibo, vino, olio, benzina… anche noi mangiamo, beviamo e per raggiungere i luoghi del festival usiamo l'automobile.
paola bianchi
Condivido assolutamente l'intervento di Paola. Penso che la proposta di un'azione fuori routine e con una sorta di carattere performativo, come quella di portare beni in natura da parte dello spettatore, possa essere molto efficace per attirare in modo immediato l'attenzione sul rapporto arte - lavoro - compenso e provocare naturalmente una serie di domande/riflessioni su queste problematiche. Propongo di inserire nel flyer della programmazione, sotto gli eventi di chi lo desidera, oppure per tutti gli eventi, la dicitura:- con baratto* - rimandando a una nota come: *gradita l'offerta di beni di prima necessità - quali olio, vino, benzina - in cambio della prestazione artistica" ' o altra formulazione simile...
ReplyDeletenhandan chirco
chiaramente condivido l'intenzione. ma non credo ci sia posto nel flyer per spiegare a fondo, e senza fraintendimenti, l'idea di baratto in questione. e siccome immagino che siamo tutti concordi con la proposta di barattare avanzata da paola, escluderei l'asterisco o altro riferimento associato agli autori (per non distinguere artisti "pro" da "contro"). eviterei anche di fare esempi di baratto (tipo olio, vino, ecc.) lasciando alla sensibilità di ciascuno la scelta dell'oggetto da barattare.
ReplyDeletepiuttosto credo che sia utile intanto, anticipare l'invito di baratto via e-mail o fb a tutti i nostri contatti. poi, durante l'inaugurazione (giorno 14) paola potrebbe spiegare il progetto ai visitatori: a quel punto chi era già informato provvederà allo scambio durante la serata inaugurativa e sarà da traino per chi volesse partecipare nei giorni successivi.
che ne dite?
roberta baldaro
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ReplyDeletea me non dispiace la proposta del baratto - non tanto quanto una "soluzione" pragmatica (che in effetti non è molto pratica) ma quanto uno strumento "drammaturgico" che efficaciamente problematizza la delicata questione ( le reazioni "nostre" alla proposta lo dimostrano bene) dello status (non)commerciale dell'arte. insomma la vedo come un modo di problematizzare punti caldi specifici e non come una soluzione generalizzata del problema - e in questo senso penso che s'inserisca bene nel quadro del progetto. perciò credo che non sia il caso ne' di applicarla a tutti gli eventi ne' di scartarla ma di lasciare libera scelta ad ognuno se adottarla oppure no. ovviamente anche lo spettatore dev'essere libero di scegliere se venire a mani vuote oppure portare "una bottiglia di vino" - insomma come quando uno invita qualcuno a cena ...
ReplyDeletein più propongo che si organizzi un incontro-dibattito impostato proprio sulla questione delle modalità economiche della fruizione dell'opera/evento d'arte oggi.
branko popovic