Le politiche applicate a Torino hanno molto
in comune con quelle applicate a Rimini, Napoli, Roma, Palermo e così via.
E’ la politica Renziana (liberista) che sta invadendo tutte le nostre città senza alcuna
riserva, in modo piuttosto veloce anche.
Il grande Partito Democratico, che aspira a
diventare Partito della Nazione, facilitato dalla grande spianata applicata
dagli anni di Berlusconi, sta facendo passare riforme del lavoro e della scuola,
costruzione di grandi opere e grandi eventi senza difficoltà alcuna.
Molti di noi si chiedono come sia
possibile che il Governo promuova il lavoro volontario, si pensi ai 18.000
volontari per Expo2015 e al Jobs Act che lo regolamenta ad esempio, e farlo, di
nuovo, senza difficoltà alcuna. Senza incontrare una contestazione massiccia da
parte dei cittadini che di fatto sono sempre più privati dei propri diritti
lavorativi.
Ebbene il procedimento è molto semplice.
Se un tempo la politica si esponeva con espressioni forti, in molti casi poco concilianti,
in alcuni provocando addirittura torture, Tortura:
come sancito dalla Corte Europea sui diritti dell'uomo in merito del blitz
avvenuto alla scuola Diaz nel 2001 durante il G8 di Genova.
Oggi tutto ciò si relaziona con un linguaggio
incentrato su ciò che è politicamente corretto, ma di fatto con un livello
repressivo ben più alto. Il tutto, purtroppo, con un altissimo consenso.
Veniamo ora a quanto sta accadendo a Rimini
che in questi giorni ha modo di essere monito per molti e diamo un paio di cenni
per contestualizzare la situazione.
Casa Madiba occupa con famiglie, in emergenza
abitativa, ed artisti, uno stabile comunale. Il Comune di Rimini gli propone di
uscire, di ristrutturare lo stabile e di partecipare al bando che avrebbe
creato apposta, al quale avrebbero avuto accesso tante altre associazioni, ma
facendogli capire che glielo avrebbe dato in concessione diretta (politicaly
correct n.1). Casa Madiba risponde con un serenissimo “no”. Perché dopo anni di
promesse disattese la fiducia è venuta a mancare; ma poi, anche se fosse ancora
in vita quel patto che dovrebbe esserci fra cittadini e amministrazioni
comunali, in ogni caso l’assegnazione diretta avrebbe reso il bando l’ennesima
farsa. Arriva così lo sgombero con botte e denunce e di nuovo le famiglie sono
senza una casa, per la strada.
Casa Madiba e gli artisti che la seguono,
insieme alle famiglie occupano un altro spazio, una vecchia casa di una contessa
che lasciò con il suo testamento la casa al Comune a patto che all’interno si
creassero attività rivolte al sociale. In tutta risposta il Comune la lascia
disoccupata per almeno otto anni. E per rimarcare la menzogna millantata con la
proposta del bando sull’altro spazio, il sindaco risponde con una forte
pressione alla Prefettura richiedendo di sgomberare anche la nuova casa
occupata.
Questo sindaco però è uno che ha fatto del
politicaly correct la sua vocazione, come del resto quello di Torino o di
Milano ad esempio, ed in collaborazione con il Festival Santarcangelo, famoso
in tutta Italia per i suoi spettacoli di teatro, decide di organizzare una
rassegna al Cinema Astoria di ben dieci giorni, così da poterlo riaprire a
tutta la cittadinanza, dice lui (politicaly correct n.2).
E invece quel cinema non sarà per la cittadinanza
tutta, bensì verrà assegnato alla direttrice del Festival Santarcangelo, alla
compagnia teatrale Motus e al centro di produzione L’Arboreto di Mondaino. I
quali senza dubbio costruiranno iniziative per i cittadini, ma di fatto lo
spazio rimarrà chiuso alle politiche gestionali di una direzione artistica composta
da un numero irrisorio di persone, rispetto a quelle che si contano a Rimini.
E le famiglie di Casa Madiba? E quegli
artisti che creavano in quei luoghi occupati e liberati dall’incuria e dal
degrado per essere riutilizzati da chi aveva un bisogno reale?
Loro hanno deciso di costruire una Taz (zona temporaneamente autonoma) per sottolineare
quanto sia illogico sgomberare le persone da spazi comunali dimenticati dalla
stessa amministrazione e al contempo parlare di riapertura di spazi per i
cittadini.
Ricapitoliamo: da una parte il Comune di
Rimini si fa promotore della riapertura di spazi alla città e dall’altra si fa
promotore di sgomberi.
Anche a noi sembra un controsenso, senza
stupirci troppo però, siamo diventati dei buoni osservatori della comunicazione
renziana che dice tutto e fa il
contrario di tutto.
Purtroppo le problematiche sono tante e in
tutta Italia sono sempre di più, ma i livelli su cui le situazioni e le realtà
ruotano sono sempre gli stessi, che ogni volta ritornano: costruzione del
consenso di massa, vendita del patrimonio artistico e culturale con annessa
distruzione dell’articolo 9 della Costituzione, corruzione politica e
distruzione dei territori.
Noi pensiamo che il meccanismo sia ben congegnato
e per niente lasciato al caso.
A Rimini stiamo assistendo al primo punto da
noi citato: la costruzione del consenso di massa.
Ma il disegno è ben più ampio di quanto sta
avvenendo a Rimini. La volontà è di inglobare il dissenso con il fine di sedarlo
ed eliminarlo, il tutto per riuscire a far passare riforme come “jobs act” e “buona
scuola” o di poter continuare a portare avanti grandi opere come Tav o Expo. Le
prime distruggono i diritti dei lavoratori e coltivano nuove generazioni di
cervelli senza critica, mentre le seconde permettono che il flusso economico
delle casse dello Stato si dilegui in quelle che sono di fatto delle Maxi
Tangenti.
Che cosa ci resta vi chiederete. La
determinazione e la voglia di continuare a fare lotta, a produrre dissenso in
modo reale. A mostrare che non c’è stata riappacificazione alcuna. Che non si è
affatto soddisfatti che vengano riaperti dei luoghi e dati in gestione a pochi,
per poi allo stesso tempo cercare di nascondere l’alto tasso di emergenza
abitativa.
Come dire si possono anche controllare i mass
media tanto da far produrre informazione condizionata, il problema però è che
sotto al tappeto si potrà anche nascondere la sporcizia, ma non di sicuro le
persone con le loro necessità, i loro diritti e la loro voglia di creare
collettività e comunità diverse.
(Torino, Giugno 2015)
(Torino, Giugno 2015)
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