F.A.C.K.2_CALL_ita
F.A.C.K. - piattaforma-contenitore temporaneo di idee e pratiche artistiche nata
nell’agosto 2012 a Cesena - si propone di sperimentare e riflettere su modelli
alternativi di organizzazione e produzione nelle arti contemporanee, mettendo
in discussione modalità produttive e gestionali standardizzate. Nell’estate
2012 si è tenuto il primo evento nel formato di un festival-forum di arti
performative e visuali della durata di venti giorni, realizzato grazie alla
sinergia di artisti italiani e stranieri, teorici e tecnici partecipanti,
autoprodotto e autogestito. F.A.C.K. ha incluso performance, incontri, mostre,
laboratori, video, installazioni, dibattiti. Il programma, i comunicati, le
schede artistiche e gli interventi di riflessione sono stati pubblicati
direttamente dai partecipanti sul blog fackfestival.blogspot.com
L’intento è
quello di muovere le acque aprendo un terreno basato sull’autorganizzazione e
sull’autoproduzione, per la realizzazione di eventi artistici e teorici che
sfugga alle dinamiche routinarie proprie dell’ambito specifico. Si vuole
stimolare una riflessione sulle problematiche del sistema dell’arte,
chiedendoci cosa sia l’arte “contemporanea” e cosa voglia dire fare arte oggi.
Dopo il primo episodio del 2012 continuiamo con la consapevolezza delle
questioni e delle contraddizioni non risolte sollevate da questo processo,
quali il ruolo di lavoratore dell’artista, il (non)senso della cultura gratuita,
questioni legate a temi di livello più ampio quali il precariato cognitivo, lle
ricadute dell’economia sulla politica culturale, la sostenibilità della
cultura. Continuiamo a interrogarci a riguardo sia attraverso la pratica
artistica che attraverso la discussione. Il senso non è quello di presentare
eventi gratuitamente e “a tutti i costi”, ma quello di interrogarsi sul come
produrre e presentare l’arte oggi, in che cornice di rapporti, su come posizionarsi
in quanto artista nell’attuale situazione di profonda crisi strutturale.
L’invito
non è indiscriminatamente aperto a tutti ma si rivolge ad un certo tipo di
sensibilità, di esperienza. Perchè un numero sempre crescente di artisti con
qualità e competenza non si inseriscono nel sistema dell’arte? Perchè non
vogliono o non possono corrispondere a certi suoi requisiti? Quali sono questi
requisiti, o i fattori di rigetto reciproco? E perchè artisti inseriti vivono
comunque una condizione di frustrazione sia economica che creativa in rapporto
al sistema dell’arte (nella continua paura di perdere la visibilita’ difficilmente
conquistata)? Come dice Brecht, ci si domanda costantemente se un’opera sia
“buona” per il sistema dell’arte, ma ci si chiede davvero se il sistema sia
“buono” per l’arte?
Partendo
dalla constatazione che il lavoro artistico è assolutamente compenetrato dai
processi e dai contesti in cui viene prodotto e presentato, dalle loro modalità
organizzative, dai rapporti e dai contenuti da esse veicolati, che questo
terreno non e’ un elemento neutrale ma incide fortemente sulla forma e sul
senso e dell’operazione artistica, vogliamo mettere l’accento sull’assunzione
di responsabiltà diretta dell’artista rispetto alla condivisione del proprio
lavoro, alla scelta e creazione del contesto. Cosa fare quando non ci sono
fondi per la cultura, o quando i fondi e i contesti preposti sono utilizzati in
modo involutivo e poco trasparente? Come si puo’ reagire in modo creativo a una
situazione di stallo? Che altre modalita’ di economia si possono pensare per l’arte
e la cultura?
Si può
stimolare un’assunzione di responsabilità da parte dello spettatore rispetto al
proprio interesse e giudizio critico? E rispetto alle modalità di fruizione, al
proprio ruolo nell’economia degli eventi e a un possibile cambiamento dalla
posizione standard di consumatore a quella di promotore di un fatto culturale -
in quanto persona che lo rende possibile sia con la propria presenza che
entrando in un rapporto di scambio di valore? Che tipo di comunicazione è necessario
sviluppare perchè questo sia possibile?
Ti
invitiamo a collaborare con un intervento artistico o teorico e intervenire in
momenti di dibattito e tavole tematiche all’interno del secondo evento pubblico
- F.A.C.K.2 - che si terrà a Cesena dal 25 maggio al
2 giugno negli spazi Ex Macello (25/26 maggio), Chiostro delle Palme (27 maggio - 2 giugno), Teatro Valdoca (31 maggio - 1/2 giugno). Il
programma si realizzerà negli spazi comunali, e tramite un fondo di base messo
a disposizione dal Comune per coprire le spese di promozione e di logistica
inevitabili, il restante verrà diviso in parti uguali tra chi interviene, il
conto spese verrà pubblicato e discusso. L’utilizzo di spazi e fondi comunali
vuole sottolineare la loro appartenenza alla cittadinanza, la necessità che
siano effettivamente agibili per attività artistiche e culturali autogestite.
Sono disponibili attrezzature messe a disposizione da service e associazioni. A
partire da queste condizioni ogni artista/teorico che interviene attua la
propria modalità di produzione e organizzazione dell’evento. Il programma è in
corso di elaborazione fino a meta’ di aprile.
F.A.C.K.2 è realizzabile
esclusivamente grazie a processi di sinergia. Vogliamo sottolineare il valore
potenziale dell’iniziativa diretta e dello scambio, dei contatti delle
relazioni personali, come forze positive che rendono possibile produrre cultura
anche al di fuori dei sistemi ufficiali, innescando dinamiche differenti
rispetto ai meccanismi finanziari e di gestione verticale, spesso fortemente
burocratizzati. Le modalità di autogestione e autoproduzione proposte in questa
fase sono funzionali al desiderio di un terreno di incontro che non sia basato
su uno scambio finanziario, sulla sua amministrazione, sui rapporti di forza e
dagli effetti collaterali che ne derivano. Queste modalità non costituiscono
punti fermi ma opzioni da mettere in discussione e da evolvere attraverso il
confronto.
Ci poniamo
la questione di un’arte ricercata,
che vuole essere cercata – nell’uso improprio del termine (Erland Josephson) - non
in quanto a priori elitaria, ma all’opposto in quanto non preconfeziona la
fruizione, accoglie una serie eclettica di posizioni artistiche, presume una
scelta attiva dello spettatore rispetto agli eventi e ai processi, si configura
senza l’intervento netto di una direzione artistica. Ci domandiamo come insiemi
organici di proposte, allo stesso tempo eterogenee e compatibili, si possano
svilluppare al di fuori di operazioni fortemente autoriali - e
spesso autoritarie. Si chiama
quindi in causa ognuno in prima persona,
sia come produttore, che come organizzatore, come artista e come spettatore. .